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Josef Albers

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Un maestro del ‘900 poco visto, influente su due-tre generazioni di artisti venuti dopo di lui. Josef Albers (Bottrop, Germania, 1888 – New Haven, USA, 1976) è famoso in tutto il mondo per un’immagine sola, dipinta innumerevoli volte. Parliamo di Omaggio al Quadrato: tre-quattro quadrati dipinti uno dentro l’altro, non concentrici però, ma con uno scivolamento verso il basso, per suggerire una fuga prospettica. Questa serie iniziata nel 1949-50 spiega molto di Albers, e ne fa il complementare ed opposto di un altro pittore europeo emigrato anch’egli negli USA: Piet Mondrian (1872-1944).

Per gli ultimi vent’anni della sua vita Mondrian limitò la propria tavolozza a blu, rosso e giallo (più il bianco e il nero), articolando questo minimo ventaglio cromatico in infinite composizioni a base di parallelogrammi più o meno grandi, più o meno invasivi rispetto al totale del quadro. Pochi colori e sempre gli stessi, ma incardinati in composizioni sempre diverse. Nei suoi Omaggi al Quadrato Albers sviluppa la strategia opposta. Invariante è la composizione, mentre i colori scelti per ricoprirla cambiano di volta in volta, alterandone così la percezione.

Diversamente da Mondrian, tuttavia, Albers non perde mai di vista la funzione decorativa dell’opera, la sua compatibilità con lo spazio architettonico e urbanistico. Perciò la sua ricerca, applicata a materiali come il vetro, il metallo, il legno, la cortina di mattoni, può anche essere letta come una moderna sperimentazione nel campo dell’ornatistica, con esiti razionalmente dosati e misurabili. La mostra di Modena si sofferma analiticamente su questi aspetti, restituendo la personalità di Albers nella sua pienezza umanistica di artista e artigiano.

Dopo la fine del Bauhaus (di cui era stato prima allievo e poi docente) e la fuga dalla Germania nazista, Albers insegnò negli USA, al Black Mountain College di Asheville, North Carolina, e alla Yale University di New Haven, Connecticut. Come altri artisti-docenti di taglio sperimentale ma dalle solide basi tecniche – dal suo maestro Johannes Itten all’italiano Bruno Munari – anche Albers scrisse intorno al proprio lavoro, pubblicando un manuale che raccoglieva le sue esperienze didattiche: Interazione del colore (1963), un caposaldo del moderno insegnamento della cromatologia.

La mostra: Josef Albers, a cura di Marco Pierini, Modena, Galleria Civica, 8 ottobre 2011 – 14 gennaio 2012. Catalogo edito da Silvana editoriale d’arte.

In alto: Josef Albers, Sanctuary (dalla serie Graphic Tectonics), 1947, litografia, New York, Metropolitan Museum  of Art; Sotto: Josef Albers, Omaggio al quadrato, 1970, olio su masonite, cm. 81,3 x 81,3, Venezia, Collezione Guggenheim (www.guggenheimvenice.it).

 

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