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Liberty

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L’accoppiata Liberty-modernità ricorre spesso nell’interpretazione dei fenomeni artistici che in Italia vanno appunto sotto il nome di “Liberty”, mentre nel resto dell’Europa hanno prevalso, come è noto, etichette quali “Art Nouveau”, “Sezessionstil”, “Jugendstil”. Si presenta così anche la grande mostra. L’evento ospitato a Forlì offre un esauriente riepilogo della stagione Liberty italiana, facendo spiccare i grandi nomi (da De Carolis a Segantini a Previati in pittura; da Basile a D’Aronco in architettura; da Bistolfi a Wildt ad Andreotti in scultura; da Dudovich a Metlicovitz per la cartellonistica; da Chini a Zecchin per le arti applicate) e moltissimi, interessanti minori.

Ne risulta una dialettica varia ed affascinante, arricchita da alcune sezioni che indagano vicende emiliano-romagnole di grande valore, come l’associazione Aemilia Ars e la figura di Domenico Baccarini. Nutriti anche i riferimenti al panorama straniero, tramite numerosi artisti che furono attivi in Italia e/o vi esposero, in quelli che furono gli anni delle prime Biennali veneziane. E non mancano le incursioni nella letteratura, nel costume, negli stili di vita, a partire da quei motivi decadenti e dannunziani che riprendevano, divulgandole presso un pubblico sempre più ampio, un coacervo di suggestioni culturali – dalla filosofia di Nietzsche alla musica di Wagner – riscontrabili su scala internazionale. E’ forse fin troppo nutrita la sezione della mostra dedicata alla ritrattistica, ma si sa che in questo tipo di eventi l’eleganza fin de siècle, soprattutto muliebre, è molto gradita al pubblico. Accade così che, accanto ad artisti magari non di primissima fascia, ma davvero interessati al linearismo e al simbolismo che sono gli ingredienti essenziali della poetica liberty, ce ne siano molti altri che, semplicemente, praticano una pittura della vie moderne, imparentata con l’impressionismo e la fotografia, che poco ha a che fare con la temperatura stilistica di cui la mostra si occupa. Su tutti il caso di Giovanni Boldini, ritrattista eccellente, ma in cui la cifra propriamente Liberty è pressoché nulla.

Le sorprese migliori della mostra – tenuto conto della vocazione liberty all’opera d’arte totale, a ricomporre ogni aspetto della realtà sul piano dell’ornamento – sono comunque da vedere nella cartellonistica, nella grafica, nelle ceramiche, nei vetri, negli arredi, negli abiti, nei disegni architettonici: dovunque insomma belle arti, artigianato e decorazione facciano causa comune. Pur menomata e ridotta a brandelli, l’Italia liberty è un fenomeno ancor oggi ben misurabile in tanti centri della penisola, aggirandosi tra i villini delle prime periferie come negli insediamenti balneari, visitando edifici commerciali e industriali così come cimiteri monumentali e giardini.

La mostra Liberty. Uno stile per l’Italia moderna, a cura di Maria Flora Giubilei, Fernando Mazzocca e Alessandra Tiddia, è ospitata dal 1 febbraio al 15 giugno 2014 ai Musei di San Domenico, Forlì. Catalogo Silvana Editoriale, a cura di Fernando Mazzocca.

In alto: Achille Calzi, Gorgona, 1918, maiolica, diametro cm 52, Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche. Sotto: Virgilio Milani, Cappella Caniato, 1915, Rovigo, Cimitero Monumentale (foto Fabrizio Pivari).

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