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Nuovi Musei Civici di Reggio Emilia

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La recente inaugurazione (4 maggio 2014) della prima tranche dei nuovi Musei Civici di Reggio Emilia, realizzata su progetto dell’architetto Italo Rota, è una buona occasione per fare il punto su un dibattito iniziatosi circa tre anni fa. In quella fase, un gruppo di cittadini liberamente costituitisi in “Comitato Amici dei Musei Civici” iniziò a rivolgere all’Amministrazione Comunale una serie di osservazioni riguardanti svariati aspetti vaghi e nebulosi del progetto (o “concept”, come lo stesso architetto Rota ebbe a definirlo), aspetti che vedevano gravemente alterata la fisionomia dei Musei stessi, senza peraltro offrire alcuna garanzia in termini scientifici e culturali.

Ricordiamo alcune delle proposte più discutibili formulate da Rota e subito fatte proprie dall’Amministrazione 〈1〉: 1. realizzazione di un nuovo ingresso seminterrato nella porzione storicamente più marginale ed angusta dell’edificio; 2. messa a dimora, nella corrispondente parte esterna del palazzo, di un assurdo e costoso verde verticale; 3. installazione di una dozzina di colonne a fungo in acciaio specchiante, alte dieci metri, nell’area antistante l’ingresso; 4. allestimento in punti-chiave del museo di opere ambientali aventi funzione “ludico-pedagogica” (le virgolette sono d’obbligo), quali ad esempio un acquario con finte gambe umane galleggianti; 5. rivisitazione complessiva, a base di tappezzerie di gusto neopop e gadget tecnologici, degli spazi dedicati alle collezioni storiche; 6. riordino delle collezioni stesse in base a criteri museograficamente imprecisati, basati su libere associazioni di pensiero.

Italo Rota, la nuova sala “Agorà” dei Musei Civici di Reggio Emilia.

Ora, un’osservazione si impone all’indomani di questa prima inaugurazione. E cioè, nessuna delle proposte sopra elencate si è per ora realizzata, essendosi Rota limitato ad intervenire su spazi posti al piano superiore dell’edificio, senza sostanzialmente modificare l’esistente e soprassedendo a qualunque pesante operazione di maquillage interno od esterno. Che il progettista e l’amministrazione siano pervenuti autonomamente a tale decisione, o sotto sotto non abbiano invece accolto le obiezioni del Comitato di cittadini, poco importa, di fronte al positivo bilancio – estetico ed economico – che si può trarre da quanto avvenuto fin qui.

Un dato che fa ben sperare sta nel fatto che le collezioni e i nessi storico-culturali ad esse sottesi non sono stati manomessi, pur essendovi tutta la libertà, negli spazi appena inaugurati, di sperimentare in via temporanea accostamenti, suggestioni, riletture creative, secondo quei dettami teorici, peraltro assai farraginosi, che lo stesso Rota riassume per l’occasione nel testo dal titolo For Inspiration Only e nell’omonima vetrina da lui stesso allestita. Altro dato incoraggiante è che, allo stato attuale, la quinta prospettica di Palazzo San Francesco sulla piazza dei teatri di Reggio Emilia non è stata agghindata con quei futili richiami visivi, a metà strada tra un ristorante alla moda e il piazzale di un autogrill, che inizialmente si prevedevano. Il che significa che il decoro garbato e senza tempo di un antico palazzo è finora riuscito a tenere testa, vivaddio, all’esibizione di trovatine a loro tempo presentate come originali e, invece, viste e riviste anche per mano dello stesso Rota, che nel 2007 aveva già riempito di funghi metallici la biblioteca da lui progettata nell’ex chiesa di Sant’Elena a Palermo.

Il rendering di uno dei riallestimenti previsti da Italo Rota per i Musei Civici di Reggio Emilia.

Quanto agli aspetti economici, il consuntivo è molto semplice: il solo prendere atto che un palazzo posto nel centro storico di una media città italiana ha già un suo decoro sia esterno che interno, che gli deriva da qualche secolo di vicende architettoniche svoltesi nel segno dell’arte e non dell’edilizia, e che non ha quindi bisogno di un maquillage ma semmai, ove necessario, di normale manutenzione, comporta di per sé un risparmio di diverse centinaia di migliaia di euro. Parlando solo di spese di realizzazione, giacché quelle indotte a lungo termine potrebbero rivelarsi non meno importanti. Insomma il decoro, quello vero, non costa ma semmai conviene, nell’immediato e in prospettiva.

Ma attenzione: si tratta, lo abbiamo detto, della prima tranche, ed è sperabile che, alla ripresa dei lavori e con l’insediamento della nuova amministrazione comunale uscita dalle elezioni di fine maggio, non si tornino a cavalcare le stesse, inutili proposte rimaste fin qui sulla carta. Solo a fine lavori si vedrà se i segnali di ragionevolezza emersi in questa prima fase avranno finalmente avuto la meglio.

〈1〉 Vedi, su questa stessa rivista, E.M. Davoli, Italo Rota a Reggio Emilia, 14 maggio 2012 (http://www.faredecorazione.it/?p=104) e E.M. Davoli, La colonna a fungo, 1 gennaio 2013 (http://www.faredecorazione.it/?p=1628). Per informazioni di carattere generale sulla vicenda, si veda il blog amicideimuseicivici.blogspot.it.

In alto: Il palazzo dei Civici Musei di Reggio Emilia. Sotto: una veduta fotografica dell'ambiente contenente l'allestimento di Italo Rota "For Inspiration Only" (www.musei.re.it). 

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